venerdì 24 febbraio 2012

BOTOX: Quando può essere usato?

ROMA - A Torino il procuratore Raffaele Guariniello ha avviato un'indagine conoscitiva sulle "vittime del Botox" in Italia. L'iniziativa del magistrato nasce da un rapporto dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) secondo il quale negli ultimi tre anni sono almeno trenta i pazienti, uomini e donne, che hanno lamentato reazioni avverse dopo il trattamento con la tossina spiana-rughe. Tra Aifa e i chirurghi plastici si è così riaperto lo scontro.

Botox, i rifatti celebri 1

A riaccendere le polemiche è anche una nota che l'Aifa ha inviato di recente ai medici, nella quale si ribadisce che il botulino può essere usato per i trattamenti estetici, ma solo per le rughe glabellari, ossia quelle verticali che si formano tra le sopracciglia a una certa età. "Nella medicina estetica - si legge nella nota - , la tossina botulinica è approvata unicamente per il trattamento delle rughe glabellari, tuttavia è usata impropriamente anche per altre tipologie di rughe con il conseguente rischio di esporre i pazienti a trattamenti per i quali non è stata dimostrata la sicurezza".

L'Aifa ricorda le caratteristiche e gli effetti della tossina botulinica che "agisce direttamente sulle giunzioni neuro-muscolari e penetra all'interno del motoneurone, dove inibisce il rilascio dell'acetilcolina, impedendo la trasmissione dello stimolo nervoso e causando paralisi muscolare flaccida". L'Agenzia ricorda quali sono gli usi terapeutici - si va dalla spasticità focale alle disabilità della mano e del polso conseguenza di ictus fino all'emispasmo facciale - poi passa alla medicina estetica, "convalidando" l'utilizzo della proteina botulinica di tipo A per un unico caso: il "temporaneo miglioramento delle rughe verticali, di grado da moderato a grave, tra le sopracciglia al corrugamento, negli adulti di età superiore ai 65 anni, quando la gravità di tali rughe ha un importante impatto psicologico per il paziente".

Al di fuori di questa circostanza, secondo l'Aifa, l'uso del botulino per fini estetici, in particolare in siti di iniezione particolarmente delicati come le rughe intorno agli occhi, sulla fronte, intorno alle labbra e nel collo, è "off label", è cioè un uso diverso da quello per il quale la tossina è stata testata. In assenza di studi specifici può dunque "esporre i pazienti a seri rischi". Aldilà delle disarmonie estetiche come le "labbra a canotto" o gli zigomi bombati, l'Aifa afferma che "per esempio, la somministrazione della tossina botulinica in zone attorno alla bocca può compromettere l'uso dei muscoli della masticazione e creare disturbi del linguaggio".

Il problema è che la tossina si diffonde dai "muscoli bersaglio" a "gruppi muscolari non interessati" e quindi "potrebbe comportare gravi rischi per la salute del paziente" con reazioni avverse quali "ptosi palpebrale, cefalea, nausea, paralisi facciale focale, parestesie e formicolii, astenia, debolezza muscolare, disfagia, sindrome simil-influenzale, reazioni cutanee, reazioni allergiche, disturbi oculari". Per questo, l'Aifa raccomanda ai medici cautela nell'uso estetico della tossina botulinica e di attenersi rigorosamente "a quanto autorizzato nel Riassunto delle caratteristiche del prodotto" oltre a informare adeguatamente i pazienti dei possibili rischi conseguenti alla somministrazione della tossina.

Le reazioni della medicina estetica sono state immediate. "Il botulino è sicuro: è uno dei farmaci più studiati al mondo - dice Giulio Basoccu, chirurgo estetico responsabile della Divisione di chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva dell'Ini (Istituto neurotraumatologico italiano - . I danni sono frutto solo di medici inesperti e sostanze illegali fatte passare per Botox. E' vero - aggiunge Basoccu - in Italia l'uso del Botox a scopo estetico è 'autorizzato' solo per le rughe glabellari, e le indicazioni vanno rispettate; però è altrettanto vero che nel resto del mondo viene utilizzato in grandissime quantità, e quindi anche con un enorme valore statistico, nella zona degli occhi, della fronte, del collo".

Secondo Basoccu, in tutto il mondo sono state impiegate quasi 4 milioni di fiale antirughe in oltre 15 anni, eppure la casistica di fenomeni avversi e danni che può provocare l'uso del Botox è molto molto bassa. "Detto questo - conclude il chirurgo estetico - il procuratore Guariniello bene fa ad aprire un'indagine per verificare il corretto uso del Botox in Italia, ma è molto difficile indagare sulla capacità di un medico. Sono le mani inesperte a fare danni. E le sostanza illegali che sono vendute come Botox".

Sulla stessa linea Nicolò Scuderi, chirurgo plastico dell'università La Sapienza di Roma: "Dal 2004, anno in cui si è cominciato a usare il botulino in Italia, non c'è stato un caso legato alla tossina che non sia stato transitorio.
Ogni anno - dice Scuderi - si praticano 80mila trattamenti, vale a dire 240mila in tre anni: trenta 'reazioni avverse' non sono niente".


Chiariamo che il Botox è del tutto sicuro se usato nelle zone specifiche e se i prodotti non sono di dubbia provenienza ma, anzi, certificati, come quelli usati dal sottoscritto. 

Dottor Ivan La Rusca

martedì 7 febbraio 2012

TRAUMA AI TENDINI

I tendini decorrono dai muscoli dell'avambraccio alle dita, ed hanno la funzione di flettere (piegare) e di estendere (raddrizzare) le dita.
 I tendini si suddividono in Estensori e Flessori:
 tendini estensori sono 5 (uno per ogni dita) + 3 (Estensore proprio del mignolo, estensore proprio dell'indice e estensore breve del pollice). Inoltre in ogni dito (escluso il pollice) i tendini si inseriscono sulle articolazioni prossimali e distali.
tendini flessori sono 4 x 2 (8) + il flessore del pollice; per ogni dita, escluso il pollice, ci sono due tendini flessori: il flessore superficiale (che piega il dito dritto nel palmo della mano) e quello profondo (che piega l'ultima falange).
Una lesione dei tendini estensori può comportare l'impossibilità a sollevare una o più dita (a seconda del numero dei tendini coinvolti) oppure provocare delle deformità alle dita:La rottura del tendine che estende l'estremità delle dita può causare la caduta della falange distale e l'impossibilità alla sue estensione (trauma dell'articolazione interfalangea distale). La deformità residua è chiamata comunemente "dito a martello". Se non corretta l'estensione della porzione terminale del dito interessato non sarà più possibile.


TRATTAMENTO CONSERVATIVO. 


Il tendine guarisce se posizionato nella giusta posizione per 6-8 settimane. Per questo scopo può essere utilizzato uno splint (Stack splint) che bisogna indossare continuativamente per 6 settimane.


TRATTAMENTO CHIRURGICO.
A volte è necessario un intervento chirurgico con applicazione di un filo di Kirschner per la stabilizzazione dell'articolazione interessata. Inoltre può essere necessaria la ricostruzione chirurgica del tendine con fili di sutura. Il sistema di fissazione dell'articolazione viene tenuto in situ per sei settimaneUna lesione del tendine al livello della falange intermedia delle dita provoca una lesione parziale del tendine (rottura della bandelletta centrale). La lesione è difficile da diagnosticare. Se non riconosciuta velocemente e trattata, l'articolazione diventa rigida, in parte per il trauma, in parte per l'impossibilità all'estensione. Con il tempo, la falange intermedia si flette, mentre quella distale si estende, provocando una deformità detta a "bottoniera".Sfortunatamente queste lesioni sono difficili da trattare e necessitano di una riabilitazione prolungata. Un intervento chirurgico è quasi sempre necessario, ed una fissazione intra-articolare mediante un filo di Kirschner può essere richiesta. Quest'ultimo deve restare in situ per almeno tre settimane. Dopo l'intervento chirurgico le mani devono essere elevate per la prima settimana ed evitare di tenere la mano pendente. In seguito è fondamentale proteggere la mano mediante un tutore statico conformato ed effettuare fisioterapia. Un Terapista Occupazionale provvederà a confezionare uno "splint" protettivo su misura che previene eventuali movimenti accidentali. Questo dovrà essere usato di continuo (giorno e notte) per 4-5 settimane e successivamente di notte per altre 2 settimane. Un Fisioterapista si occuperà degli esercizi funzionali da eseguire. Questi sono finalizzati ad evitare che i tendini facciano aderenze con i tessuti circostanti affinché il movimento delle dita non risulti compromesso. La guarigione dei tendini è molto lenta e devono trascorrere circa 12 settimane prima che si ristabilisca una resistenza stabile. Bisogna prestare attenzione quando: si esce dal bagno, ci si veste, si apre la porta, si spreme il dentifricio, si raccoglie un oggetto.I punti vengono rimossi circa tre settimane dopo l'intervento. In seguito la cicatrice e la cute circostante diventano molto secche e massaggiare l'area con una crema idratante può essere di aiuto (es.: crema Nivea). Il ritorno al lavoro può avvenire con i seguenti ritmi: leggero 8 settimane, medio 10 settimane, pesante 12 settimane. Guidare: macchina 8 settimane, bicicletta 9 settimane, motociclo 10 settimane. Sport: 10-12 settimane.

venerdì 3 febbraio 2012

Seno: protesi difettose, chirurghi plastici denunciano la Pip

«Nello scandalo delle protesi Pip non solo le pazienti, ma anche noi chirurghi siamo parte lesa». È quanto affermano i medici dell'Aicpe, l'Associazione che riunisce i chirurghi plastici estetici, che hanno deciso di denunciare la società francese Poly Implant Prothesis, produttrice delle orami famigerate protesi, e dell'ente certificatore tedesco T.U.V. Rheinfeld, responsabile dei controlli. «Abbiamo depositato al tribunale di Roma una querela contro il fabbricante delle protesi Pip e contro chi avrebbe dovuto controllarle, in quanto i chirurghi che hanno utilizzato gli impianti incriminati sono stati oggetto di truffa, alla stregua di tutte le pazienti - afferma Mario Pelle Ceravolo, vicepresidente di Aicpe, la prima associazione in Italia che riunisce chirurghi plastici che si dedicano principalmente all'aspetto estetico -. Siamo stati ingannati da un prodotto regolarmente accreditato con marchio CE e che, all'esame visivo, possedeva caratteristiche fisiche del tutto appropriate e ottimali per i tipi di intervento di mastoplastica che dovevamo effettuare - afferma il vicepresidente di Aicpe -. Abbiamo operato nel rispetto delle norme che regolano la professione medica, osservando le leggi vigenti in tutti gli stati europei». Anche l'elemento "prezzo" non ha permesso alcuna valutazione: «Le protesi Pip avevano un costo paragonabile a quello di altre protesi prodotte da ditte diverse, non sono state scelte sulla base di un costo inferiore ma per le loro caratteristiche intrinseche», aggiunge. L'utilizzo ultradecennale delle protesi Pip, inoltre, costituiva un ulteriore elemento tranquillizzante circa l'affidabilità del prodotto, dal momento che la letteratura scientifica non forniva elementi di segno negativo diversi da quelli delle altre protesi in commercio.
Al medico che ha collocato protesi Pip «non può quindi essere riconosciuta nessuna colpa in quanto ha utilizzato un prodotto con marchio CE, riconosciuto sia dalla comunità scientifica, sia dagli organismi incaricati del controllo sulla qualità». 


Dottor Ivan La Rusca

Protesi Pip al seno, indaga la procura. L'inchiesta sugli impianti non omologati.

Protesi al seno targate Pip, indaga la procura. A un mese dall'inchiesta avviata dai magistrati torinesi in seguito allo scandalo scoppiato in Francia che ha travolto la ditta oltralpe Poly Implants Prothese, adesso anche i pm di piazzale Clodio hanno aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato di frode in commercio. 
Nessuna iscrizione nel registro degli indagati, per ora sul tavolo del procuratore aggiunto Roberto Cucchiari e del pubblico ministero Mario Dovinola c'è solo la denuncia presentata dalla Nicogen Srl, un'azienda romana che produce forniture per cliniche ed ospedali.
Nell'esposto arrivato in procura circa una settimana fa, viene indicata una società con sede a Firenze, concessionaria della ditta francese produttrice delle protesi mammarie sotto accusa. Riempite da silicone commerciale e per questo ritirate dal mercato, perché composte da materiale non conforme agli standard internazionali. Secondo le autorità sanitarie, infatti, chi ha le protesi della Pip ha rischi più elevati di fughe di silicone e di rottura dell'involucro. Un "danno d'immagine"  -  si legge nelle quattro pagine della denuncia  -  che ha spinto la Nicogen a passare alle vie legali.
L'inchiesta corre parallela con quella piemontese, dove il pubblico ministero Raffaele Guariniello ha già iscritto nel registro degli indagati JeanClaude Mas, il titolare della ditta francese fermato qualche giorno fa a Var. Il Ministero della Salute, intanto, ha disposto un censimento in tutte le strutture sanitarie, pubbliche e private, per individuare le persone portatrici delle protesi.


Dottor Ivan La Rusca

giovedì 2 febbraio 2012

Mastoplastica riduttiva

La riduzione mammaria consente di migliorare l'aspetto del seno eccessivamente voluminoso e/o cadente, mediante la riduzione del volume delle mammelle ed il loro rimodellamento.
L'intervento riduce o elimina i problemi correlati alla presenza di mammelle voluminose e pesanti: tensione mammaria, dolore alle spalle, al collo ed alla porzione alta della colonna vertebrale.
Viene infine valutata la mammografia e/o ecografia mammaria, che è consigliabile eseguire prima dell' intervento, soprattutto nelle pazienti over 40 anni.
Sono necessarie alcune precauzioni, al fine di ridurre il rischio di complicanze. In particolare è molto importante: Evitare  di assumere farmaci contenenti acido acetilsalicilico (es. Alka Seltzer, Ascriptin, Aspirina, Bufferin, Cemerit, Vivin C, ecc.). Eliminare o ridurre il fumo almeno una settimana prima e dopo l'intervento (il fumo compromette la vascolarizzazione periferica, ed aumenta il rischio di sofferenza cutanea, in particolare negli interventi dove sono previsti estesi scollamenti). Procurarsi un reggiseno in tessuto elastico, di misura adeguata al nuovo volume del seno.

PRIMA DELL'INETRVENTO

Alla vigilia dell'intervento è consigliabile praticare un accurato bagno di pulizia completo; rimuovere lo smalto dalle unghie delle mani e dei piedi, depilare le ascelle. Non assumere cibi né bevande, a partire dalla mezzanotte.
Il giorno dell'intervento di mastoplastica riduttiva si raccomanda di mantenere rigorosamente il digiuno, eliminare qualsiasi oggetto metallico, non truccarsi, indossare un indumento da notte completamente apribile sul davanti con maniche molto comode, di fibra naturale (cotone, seta) e abbigliamento intimo di tipo sportivo.

INTERVENTO

L' intervento viene eseguito in anestesia generale.
L'intervento consiste essenzialmente nella asportazione parziale della ghiandola mammaria e del grasso circostante, in modo da rimodellare la mammella riducendone le dimensioni e, se necessario, sollevarla in una posizione più naturale e giovanile. Per raggiungere questo scopo sono disponibili diverse tecniche, ognuna delle quali presenta vantaggi e svantaggi specifici.
Dal punto di vista della paziente, la principale distinzione è tra tecniche con incisioni (e cicatrici) tradizionali e tecniche con incisioni ridotte. La scelta tra le due possibilità, tuttavia, è fortemente influenzata sia dalle dimensioni delle mammelle che dal desiderio di ottenere una specifica forma.
Le incisioni della mastoplastica riduttiva tradizionali sono tre: la prima circonda l'areola, la seconda cade esattamente nel solco al di sotto della mammella, la terza congiunge verticalmente le prime due. Sempre più spesso si tende a far uso delle tecniche con cicatrici ridotte, il cui scopo è principalmente l'eliminazione della cicatrice nel solco sottomammario: va tuttavia notato come, con queste tecniche, l' aspetto del seno subito dopo l' intervento sia sempre piuttosto schiacciato verso l' alto e sia necessario aspettare diversi mesi per poter apprezzare il risultato ottenuto. Infine, poichè la parte di mammella che viene asportata è diversa nei due approcci, è necessario considerare che le incisioni tradizionali creano minori danni alla possibilità di allattare al seno (questa possibilità, tuttavia, non è garantita da nessuna tecnica di riduzione mammaria).

TRATTAMENTO POST-OPERATORIO

Al termine dell' intervento vengono posizionati dei tubicini di drenaggio (morbidi e di calibro ridotto) che, aspirando le eventuali raccolte di sangue all' interno della mammella, hanno lo scopo di prevenire la formazione di ematomi ed infezioni. I drenaggi vengono in genere mantenuti 24-48 ore, o comunque sino q quando drenano.
Subito dopo l'intervento viene applicato un reggiseno del tipo utilizzato per attività sportive, che dovrà essere indossato notte e giorno per 6 settimane. Sebbene il dolore non sia quasi mai intenso, una terapia antidolorifica verrà prevista e dosata per garantire un decorso confortevole.
E' sempre presente dopo l'intervento di mastoplastica riduttiva un certo grado di gonfiore che si riduce gradualmente fino a scomparire completamente dopo 7-10 giorni. Un modico grado di edema potrebbe persistere per qualche settimana o qualche mese.
Le suture esterne, ove presenti, vengono progressivamente rimosse a partire dalla decima-quindicesima giornata di decorso postoperatorio. E' possibile praticare una doccia solo dopo 10 giorni;

POSSIBILI COMPLICANZE

Le complicanze sono in genere rare e rispondono con prontezza al trattamento appropriato senza compromettere il risultato finale dell'operazione. Va comunque considerata la possibilità di: Emorragia: Un improvviso aumento della pressione sanguigna nel periodo immediatamente successivo all' intervento può determinare la ripresa del sanguinamento di piccoli vasi sanguigni precedentemente chiusi. Il sanguinamento è in genere modesto e si arresta spontaneamente o con una modesta compressione esterna.
L'utilizzo dei drenaggi riduce drasticamente questa complicanza. Infezione: nell' 1-2% dei casi si verificano infezioni locali delle ferite, che richiedono terapia antibiotica mirata e medicazioni più frequenti. Perdita di sensibilità al capezzolo: è generalmente temporanea e parziale anche se in rare occasioni può perdurare nel tempo. Asimmetrie: sono essenzialmente correlate ad anomalie del processo di guarigione e/o cicatrizzazione, e consistono in lievi differenze nella forma e dimensioni delle due mammelle o nella posizione delle areole. In genere non sono tali da eccedere la normale variazione in forma e dimensione che è presente in tutte le donne già prima dell' intervento e quindi non richiedono interventi di correzione.
Nei casi più evidenti, tuttavia, è generalmente possibile migliorare il risultato con un intervento in anestesia locale, una volta che sia trascorso almeno un anno dalla riduzione mammaria Problemi con l' allattamento al seno: Sebbene la possibilità di allattare non sia compromessa in assoluto, essa può risultare minore, o addirittura assente. Comunque una montata lattea ridotta o assente, in seguito ad una gravidanza, può dipendere anche da fattori idiopatici indipendenti dall'intervento chirurgico, e non prevedibili a priori. Necrosi tissutale. Una necrosi tissutale con successiva diastasi delle cicatrici, e' estremamente rara, ma riportata nella letteratura medica. Qualora dovesse accadere, può essere eseguito in un tempo successivo un intervento ricostruttivo con risultati soddisfacenti. Occasionalmente può essere necessario una revisione di qualche cicatrice al fine di ottenere un risultato estetico ottimale. La revisione e' un intervento minore e può essere eseguito in anestesia locale, ambulatorialmente.
Le cicatrici residue, che sono permanenti, divengono sempre meno evidenti con il passare del tempo. Il loro colore rossastro iniziale si schiarisce progressivamente, fino a camuffarsi con la pelle vicina nell' arco di 6-12 mesi. La qualità finale delle cicatrici, tuttavia, dipende dalle caratteristiche della pelle di ciascuna paziente, nonchè dall' età.
I costi dell'intervento comprendono il compenso del chirurgo, degli assistenti e dell'anestesista, le spese per sala operatoria e degenza e dipendono, ovviamente, dalla durata e dal tipo di intervento scelto.

Dottor Ivan La Rusca

lunedì 30 gennaio 2012

MASTOPESSI

La mastopessi (o lifting mammario) consente di migliorare il profilo e la consistenza del seno.
E' un'operazione indicata nei casi in cui il seno si presenta svuotato e cadente, come dopo la gravidanza o dopo una dieta, condizioni in cui il volume mammario si riduce drasticamente, o quando il rilassamento della cute e dei legamenti ghiandolari ha determinato l' abbassamento della mammella rispetto alla sua posizione naturale e giovanile.
La discesa della mammella viene definita ptosi, e viene generalmente classificata in vari gradi, in base alla sua gravità. In una mammella normale il capezzolo si trova all' altezza del solco sottomammario, che è la piega formata inferiormente dalla mammella alla sua attaccatura con il torace. Nella ptosi mammaria il capezzolo si trova più in basso del solco, ad una distanza che può essere minore di due centimetri (ptosi lieve), tra due e quattro centimetri (ptosi moderata), superiore a quattro centimetri (ptosi severa). Un tipo particolare di ptosi mammaria, presente soprattutto nelle pazienti più giovani, è la ptosi ghiandolare: si verifica quando il capezzolo mantiene la sua posizione normale ma la ghiandola mammaria sporge ben al di sotto del solco sottomammario. L' aspetto è quello di una ptosi vera e propria, anche se l' intervento chirurgico da effettuare non richiederà lo spostamento in alto del capezzolo.


PRIMA DELL'INTERVENTO

E' consigliabile eseguire prima dell'intervento chirurgico di mastopessi una mammografia e/o ecografia mammaria soprattutto nelle pazienti over 40 anni.
Sono necessarie alcune precauzioni, al fine di ridurre il rischio di complicanze. In particolare è molto importante: Evitare di assumere farmaci contenenti acido acetilsalicilico (es. Alka Seltzer, Ascriptin, Aspirina, Bufferin, Cemerit, Vivin C, ecc.); eliminare o ridurre il fumo almeno una settimana prima e dopo l'intervento (il fumo compromette la vascolarizzazione periferica, ed aumenta il rischio di sofferenza cutanea, in particolare negli interventi dove sono previsti estesi scollamenti); Procurarsi un reggiseno in tessuto elastico, di misura adeguata al nuovo volume del seno.
Alla vigilia dell'intervento è consigliabile praticare un accurato bagno di pulizia completo; rimuovere lo smalto dalle unghie delle mani e dei piedi, depilare le ascelle. Non assumere cibi né bevande, a partire dalla mezzanotte.
Il giorno dell'intervento di mastopessi si raccomanda di mantenere rigorosamente il digiuno, eliminare qualsiasi oggetto metallico, non truccarsi, indossare un indumento da notte completamente apribile sul davanti con maniche molto comode, di fibra naturale (cotone, seta) e abbigliamento intimo di tipo sportivo.

L'INTERVENTO

Esistono diverse tecniche chirurgiche impiegabili per la correzione della ptosi mammaria, che differiscono tra loro per le cicatrici residue, la forma ottenibile, l' uso o meno di protesi mammarie.
Nelle forme di ptosi lieve l'intervento può essere esguito mediante l'utilizzo di una tecnica denominata round block con cicatrici solo periareolari.
Nelle forme di ptosi moderata la tecnica più impiegata prevede la presenza di una cicatrice circolare intorno all' areola, ed una verticale che dall' areola giunge al solco mammario. 
Per le forme di ptosi severa è normalmente necessario impiegare le stesse incisioni cutanee che si utilizzano nella riduzione mammaria. In pratica, alle cicatrici già descritte per le ptosi moderate se ne aggiunge una terza, che cade all' interno del solco sottomammario, con un disegno a T inverrtita.
In casi selezionati, e se anche il volume è insufficiente, può essere necessario l'impiego di protesi mammarie in silicone.

TRATTAMENTO POST-OPERATORIO

Subito dopo l'intervento viene applicato un reggiseno del tipo utilizzato per attività sportive, che dovrà essere indossato notte e giorno per 6 settimane. 
L'utilizzo dei drenaggi in aspirazione è una pratica consigliata per ridurre le complicanze; questi rimuovendo gli accumuli sieroematici, prevengono la formazione di ematomi e/o infezioni. I drenaggi sono normalmente rimossi dopo 24-48 ore, e non provocano dolore nè fastidio.
E' sempre presente dopo l'intervento un certo grado di gonfiore che si riduce gradualmente fino a scomparire completamente dopo 7-10 giorni. Un modico grado di edema potrebbe persistere per qualche settimana o qualche mese.
E' possibile praticare una doccia solo dopo 10 giorni; il trattenersi a lungo nella vasca da bagno non e' consigliabile. 

venerdì 27 gennaio 2012

Il lifting mediale delle cosce

Il lifting mediale delle cosce consente di rimuovere la cute in eccesso dalla faccia mediale delle cosce. Tale intervento permette dunque di rimodellare le cosce, riducendo l'eccesso di pelle, e in alcuni casi di grasso, determinando un miglioramento del contorno degli arti inferiori e della cute circostante che apparirà più liscia.
Il lifting mediale delle cosce permette di rimodellare la figura e di ridurre la taglia, ma non è indicata per perdere peso.
E' necessario essere consapevoli che, in ogni caso, non è possibile restituire la tensione e la compattezza che i tessuti hanno di solito nella giovinezza.

L'intervento può essere eseguito in qualsiasi periodo dell'anno, si preferisce però evitare l'estate. Con il caldo, infatti, può essere scomodo indossare la guaina elastica che viene prescritta per favorire supportare le cicatrici del lifting.
Inoltre si deve considerare che, dopo l'intervento, è sconsigliato esporsi al sole per almeno quattro settimane.

La durata dell'intervento è variabile e dipende dall'estensione delle zone da rimodellare, dal tipo di anestesia e dalle tecniche che verranno utilizzate.
In generale la durata dell'intervento può variare da un'ora e mezza sino a tre ore.

Come accade per tutti gli interventi chirurgici, possono verificarsi condizioni legate allo stato generale di salute del paziente che rendono sconsigliabile ogni operazione non strettamente necessaria o urgente (es. cardiopatie o patologia respiratoria grave), e condizioni che sconsigliano specificamente l'intervento di liposuzione. Tra queste vanno ricordate le seguenti:

• E' presente un vistoso eccesso di adipe
• Il problema da risolvere è legato al peso e non alla forma corporea
• La pesantezza delle gambe è determinata principalmente da una insufficienza venosa o linfatica
Per approfodindimenti su tutte le fasi dell' intervento: http://www.ivanlarusca.it/lifting_cosce/117/lt_1/lifting-cosce/Napoli/

Dottor Ivan La Rusca

venerdì 20 gennaio 2012

MASTOPLASTICA ADDITIVA

Scopo della mastoplastica additiva è migliorare l'aspetto della mammella aumentandone le dimensioni e modificandone la forma. L'intervento consente inoltre di correggerne eventuali asimmetrie, ove necessario. L'aumento di dimensioni viene di solito ottenuto mediante l'impianto di protesi mammarie che possono essere di dimensioni, forma e materiale variabili. Il materiale di riempimento più utilizzato per le protesi mammarie è il silicone, e, generalmente, quando si parla di protesi in silicone si intende che sia il guscio che il materiale di riempimento sono costituiti appunto da silicone (solido per il guscio e in gel per il riempimento). 
Si ricorda che le uniche protesi ad aver ottenuto l'approvazione dall'FDA (ente governativo statunitnese preposto alla protezione della salute dei cittadini) sono le Allerghan e le Mentor 


Poiché non esiste alcuna evidenza clinica e scientifica che l'intervento di mastoplastica additiva mediante protesi di silicone abbia una qualsiasi responsabilità nel determinare il carcinoma della mammella, l'uso di queste protesi appare al momento consigliabile, soprattutto in considerazione dei risultati superiori che consente di ottenere rispetto agli altri materiali disponibili. La principale alternativa algel di silicone è costituita dalla soluzione fisiologica (composta fondamentalmente da acqua distillata e cloruro di sodio 0.9%), all' interno di un guscio di silicone solido. L'utilizzo di tali protesi ha finora mostrato diversi problemi, tra cui un risultato cosmetico globalmente inferiore, una marcata tendenza a svuotarsi durante i primi due o tre anni ed infine, in molti casi, la palpabilità del guscio attraverso la cute.

Per quanto riguarda il guscio, esistono due tipi di protesi, liscia o testurizzata: la protesi testurizzazata consiste nell'ottenere piccolissime irregolarità che rendono la superficie del guscio corrugata senza tuttavia indebolirlo. Il pregio delle protesi testurizzate è che hanno presentato una percentuale più bassa di contrattura capsulare, che è la più frequente e sgradita complicanza di questo tipo di intervento.La forma più comune delle protesi mammarie è rotonda, o più esattamente discoidale. Esistono anche delle protesi cosiddetteanatomiche, con forma a goccia, che consentono di riempire maggiormente la parte inferiore della mammella. Il loro uso va discusso con il proprio chirurgo, tenendo presente che queste possono girarsi. Le protesi anatomiche costano almeno il 50% in più delle tradizionali.
E' possibile utilizzare protesi praticamente di ogni dimensione, e giungere così al risultato desiderato. Anche in questo caso, tuttavia, è bene ricordare che le dimensioni del torace non consentono l'utilizzo di protesi dalla base sproporzionata.
 Dottor Ivan La Rusca

giovedì 19 gennaio 2012

SPIANAMENTO RUGHE

Il VISTABEX, commercializzato negli USA con il nome BOTOX, è un agente terapeutico derivato da un batterio, il Clostridium Botulinum, che produce sette diversi tipi di tossina (A, B, C1, D, E, F, G). La tossina di tipo A, la meglio conosciuta del gruppo, viene prodotta in condizioni controllate in laboratorio, purificata, confezionata e venduta per il trattamento di numerose malattie, tra cui il blefarospasmo, l' iperidrosi, gli spasmi muscolari in genere e, recentemente, anche per il trattamento cosmetico delle rughe del viso. Il VISTABEX blocca il rilascio di acetilcolina ed impedisce che il muscolo riceve il segnale nervoso per la contrazione. E' indicato per il trattamento delle cosiddette rughe "dinamiche", cioè quelle che derivano dall' azione di muscoli che si contraggono ripetutamente nei movimenti di espressione del volto (in particolare, le rughe che si trovano al centro della fronte, immediatamente al di sopra del naso, ma anche per la regione frontale, e le rughe periorbitarie.

La procedura, estremamente semplice, consiste nell'infiltrazionecon tossina botulinica dei muscoli che causano le rughe da trattare. L'intervento non è doloroso, vengono utilizzati un ago molto sottile e delle quantità molto piccole di tossina, per cui il fastidio determinato dall' iniezione è minimo e paragonabile ad una puntura di insetto. Se si esclude la possibilità di un leggero arrossamento, il trattamento non lascia segni visibili e le normali attività possono essere riprese subito dopo.
La tossina impiega da 4 a 10 giorni per fare effetto, raggiungendo il risultato massimo dopo 21 giorni.
Il trattamento con tossina botulinica si è dimostrato estremamente sicuro. La dose impiegata (meno di 50 unità) è di molto inferiore alla dose tossica nell' uomo (oltre 2000 unità). 
In genere gli effetti dell' infiltrazione durano 4-7 mesi. E' preferibile ripetere il trattamento ogni 4-5 mesi, prima della ripresa dell' attività muscolare.
Il trattamento può essere ripetuto per almeno 10-15 anni senza problemi. In alcuni casi, tuttavia, si verifica la formazione di anticorpi contro la tossina botulinica, per cui l' efficacia di ogni singolo trattamento si riduce, ed è necessario aumentare progressivamente la dose. In questa situazione, può essere conveniente ricorrere ad altre tecniche per la correzione delle rughe.
Dottor Ivan La Rusca.

venerdì 13 gennaio 2012

AUMENTO VOLUMETRICO LABBRA

L'utilizzo di fillers iniettabili sono una delle metodiche più diffuse per il ringiovanimento cutaneo.
Con l'avanzare dell'età i tessuti sottocutanei che supportano la tonicità della cute e rendono il volto "giovane", cominciano gradualmente ad assottigliarsi, rendendo accentuate le normali rughe di espressione; questo processo è aggravato dall'esposizione solare, diete, fattori genetici.
I filler sono i materiali che vengono impiegati per la correzione di questi inestetismi cutanei mediante "il riempimento" di rughe cutanee, delle cicatrici infossate o anche per l' ingrandimento delle labbra. Questi difatti permettono di colmare il deficit creatosi al livello del tessuto dermico.
Sebbene ne esistano in commercio moltissimi, ognuno di loro presenta pregi e difetti specifici.
Tutti i fillers vengono iniettati localmente nell' area da trattare, e la maggior parte di essi consente di ottenere un effetto temporaneo, di durata variabile e dipendente dal tipo di materiale impiegato.
Ricordiamo che l'impiego di filler non riassorbibili è sconsigliato in quanto possono dare serie complicanze di non facile risoluzione; Inoltre tra i filler non riassorbibili, il silicone liquido è vietato dalla legge.
I primi, tra i quali bisogna ricordare il collagene, hanno il difetto di esporre a reazioni allergiche e di essere generalmente riassorbiti con rapidità.
Tra i fillers sintetici, l' acido ialuronico è al momento sicuramente il filler più utilizzato e con minori complicanze riportate in letteratura. Si tratta di un gel viscoelastico derivato da un polimero naturale dell' acido ialuronico. Poiché questo è un normale componente polisaccaridico della matrice intercellulare, non si verificano reazione allergiche al materiale quando viene iniettato per la correzione di inestetismi.
La durata dell' effetto è limitata a circa 8 mesi, ma, data la facile disponibilità del materiale ed il costo abbastanza contenuto, è possibile programmare la ripetizione del trattamento ad intervalli periodici per garantire il mantenimento del risultato.
I filler di ultima generazione sono più sicuri, hanno una maneggevolezza maggiore, e danno dei risultati stabili nel tempo; tra questi ricordiamo lo Juvederm® (Allergan) e il Restylane® (Q-Med).
Non esistono al momento controindicazioni conosciute al trattamento delle rughe con acido ialuronico. Poiché l' acido ialuronico è un normale componente della matrice intercellulare di tutti gli organismi viventi, incluso l' uomo, non è necessario prendere particolari precauzioni contro la possibilità di reazioni allergiche. In tutti gli studi effettuati, l' acido ialuronico ha dimostrato un' elevatissima compatibilità e sicurezza, ed in particolare, essendo prodotto per sintesi e non per purificazione da derivati animali, il materiale non espone al rischio di trasmissione di malattie o di reazioni indesiderate in pazienti con ipersensibilità a cibi comuni come carne di manzo, pollo o uova.
Ove necessario può essere utilizzato un'anestesia locale (tronculare), come quella del dentista, per addormentare le aree da trattare.
Utilizzando una siringa con ago molto sottile, il gel di acido ialuronico viene infiltrato superficialmente nella pelle, immediatamente al di sotto delle rughe da trattare. Il quantitativo di gel da infiltrare varia in base alla profondità ed all' estensione delle rughe. Nella maggior parte dei pazienti è sufficiente impiegare 1 ml. Di acido ialuronico.
Non sono descritte vere e proprie reazioni allergiche all' acido ialuronico. In 1 caso su 2000 si sono verificate lievi reazioni di ipersensibilità (rossore e modesto gonfiore), di durata limitata e prive di conseguenze.
Durante le prime 6-12 ore, soprattutto nelle pelli più delicate, si possono notare delle piccole strie arrossate, corrispondenti alle zone di passaggio dell' ago. Queste strie, quando presenti, scompaiono rapidamente e senza lasciare traccia. Durante la prima giornata si consiglia di bere abbondantemente, in modo da idratare i tessuti e migliorare l' efficacia del trattamento (l' acido ialuronico ha la proprietà di richiamare acqua in modo da mantenere costante nel tempo il suo volume). Inoltre è sconsigliata l'esposizione al sole durante le prime 48 h.
L' intervento non è doloroso,se non la sensazione di piccoli fastidi legati alle punture dell' ago.
Se si esclude il modesto rossore nelle aree trattate, avvertibile in qualche caso durante le prime 6-12 ore, l' infiltrazione di acido ialuronico non lascia segni visibili nelle aree trattate
Il risultato è immediatamente visibile ed apprezzabile. La durata della correzione ottenuta è variabile in base al tipo di acido ialuronico impiegato. Nella maggior parte dei casi gli effetti durano almeno 8 mesi.

Dottor Ivan La Rusca.

lunedì 2 gennaio 2012

Anche additivi chimici mai testati nel silicone delle protesi Pip

ROMA - Le protesi mammarie difettose dell'ormai fallita società Pip di Seyne-sur-Mer, vicino a Marsiglia, contenevano un gel al silicone cui era stato aggiunto almeno un tipo di additivo impiegato nell'industria petrolchimica, ma mai testato per l'uso nel settore delle protesi mediche. A riferirlo è l'emittente radiofonica francese Rtl, che è riuscita a procurarsi l'elenco dei materiali utilizzati per le protesi.

Resine per carburanti - Tra gli additivi impiegati dalla Poly Implant Prothese, al centro del caso internazionale scoppiato nelle scorse settimanel, figurano baysilone, silopren e rhodorsil, cioè tutte resine comunemente utilizzate per produzioni diversificate quali quelle di carburanti, gomma, computer ed anche alimenti, ma mai sperimentati, né tanto meno approvati, per uso clinico.

Analisi di conferma
 - Già era noto che gli impianti sotto accusa, soggetti a un rischio di rottura di gran lunga più elevato rispetto alla media e sospettati di essere potenzialmente cancerogeni, racchiudevano gel al silicone industriale, peraltro non omologato dalle autorità competenti, in luogo di quello compatibile con l'utilizzo medico, dieci volte più costoso. E' questa però la prima volta in cui emerge il ricorso a veri e propri additivi chimici. Per questo, allo scopo di un' ulteriore conferma, tanto l'ambiente medico quanto i legali delle utenti rimaste vittime di problemi fisici chiedono che siano sottoposte ad analisi di laboratorio approfondite le protesi rimosse.

Nel marzo 2010, lo stesso anno in cui la Pip cessò l'attività e i suoi prodotti furono messi al bando, test furono condotti su esemplari sequestrati nello stabilimento della compagnia su disposizione dalla 'Afssaps', l'agenzia governativa francese per il controllo sulla sicurezza dei prodotti sanitari. Ora però se ne sollecita l'estensione anche alle protesi vendute all'estero, dal momento che s'ipotizzano variazioni, nella miscela degli ingredienti impiegati per la fabbricazione, a seconda del Paese destinatario del prodotto finito.

Quattrocentomila impianti in 65 paesi
 - Si calcola che fra le trecentomila e le quattrocentomila donne in 65 Stati diversi, dall'Europa all'America Latina, si siano fatte impiantare protesi della 'Pip'. Solo in Francia le autorità hanno invitato circa 30mila connazionali a farsele rimuovere, pur precisando che non dev'essere considerata un'operazione "urgente", e ribadendo che non esiste un rischio "conclamato" di contrarre il cancro. E' un fatto comunque che ammontano già ad almeno venti in Francia, più uno in Italia, i casi di tumore al seno in donne cui erano state impiantate le protesi all'indice.

Anche Londra avvia l'indagine nazionale - Sulla vicenda sta indagando tra le altre la Procura marsigliese, alla quale sono nel frattempo pervenute più di duemila denunce per lesioni personali contro il fondatore della disciolta società, il 72enne Jean-Claude Mas. Anche il governo di Londra, inoltre, attraverso il proprio ministero della salute, ha disposto un'indagine per verificare quante donne britanniche abbiano impiantato le protesi francesi.


Fonte: Repubblica.it


Comunicazione Ufficiale: le protesi PIP, di cui tanto si parla sui media in queste ore, non sono mai state utilizzate dal sottoscritto. Usiamo, altresì, solo protesi di altissima qualità, come Certificato dalle etichette rilasciate al momento dell'intervento. Restiamo a disposizione per ogni chiarimento sia per le nostre pazienti, che per pazienti non operate dal sottoscritto ma con dubbi o domande a riguardo.

Rinnoviamo l'augurio di un'ottima giornata.
Dottor Ivan La Rusca

Protesi Pip.

Come avevamo annunciato nei giorni scorsi, il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha firmato ieri sera l'ordinanza per il censimento delle protesi PIP, al fine di individuare le donne che in Italia si sono sottoposte a un intervento per l’impianto di queste specifiche protesi.

Lo ha annunciato una nota del ministero della Salute in cui si spiega che l'ordinanza impone a tutte le strutture ospedaliere e ambulatoriali pubbliche e private, accreditate o autorizzate, di redigere entro 15 giorni un elenco nominativo di tutti i casi riguardanti l'impianto di PIP a partire dal 1° gennaio 2001. La lista, spiega il ministero, resterà nella esclusiva disponibilità delle strutture, al fine di garantire la privacy dei pazienti. Le strutture, però, dovranno notificare alle Asl di riferimento (e queste alle competenti autorità regionali) la data di ciascun intervento d'impianto. Le Regioni avranno poi altri 10 giorni di tempo per inviare tutti i dati al Ministero.
L'ordinanza impone che anche le strutture che non hanno effettuato impianti attestino una dichiarazione di mancata effettuazione di tali trattamenti.

Le Regioni dovranno inoltre verificare l'applicazione delle raccomandazioni in materia disposte dal Consiglio superiore di sanità nel parere espresso il 22 dicembre scorso.

Al Comando Carabinieri per la tutela della salute il Ministro ha affidato il compito di effettuare indagini e controlli al fine di ricostruire i passaggi amministrativi per l'acquisizione delle protesi PIP, nonché i percorsi sanitari che hanno preceduto l'impianto delle stesse, operando su tutto il territorio nazionale.
  

Comunicazione Ufficiale: le protesi PIP, di cui tanto si parla sui media in queste ore, non sono mai state utilizzate dal sottoscritto. Usiamo, altresì, solo protesi di altissima qualità, come Certificato dalle etichette rilasciate al momento dell'intervento. Restiamo a disposizione per ogni chiarimento sia per le nostre pazienti, che per pazienti non operate dal sottoscritto ma con dubbi o domande a riguardo.

Rinnoviamo l'augurio di un'ottima giornata.
Dottor Ivan La Rusca