lunedì 2 gennaio 2012

Anche additivi chimici mai testati nel silicone delle protesi Pip

ROMA - Le protesi mammarie difettose dell'ormai fallita società Pip di Seyne-sur-Mer, vicino a Marsiglia, contenevano un gel al silicone cui era stato aggiunto almeno un tipo di additivo impiegato nell'industria petrolchimica, ma mai testato per l'uso nel settore delle protesi mediche. A riferirlo è l'emittente radiofonica francese Rtl, che è riuscita a procurarsi l'elenco dei materiali utilizzati per le protesi.

Resine per carburanti - Tra gli additivi impiegati dalla Poly Implant Prothese, al centro del caso internazionale scoppiato nelle scorse settimanel, figurano baysilone, silopren e rhodorsil, cioè tutte resine comunemente utilizzate per produzioni diversificate quali quelle di carburanti, gomma, computer ed anche alimenti, ma mai sperimentati, né tanto meno approvati, per uso clinico.

Analisi di conferma
 - Già era noto che gli impianti sotto accusa, soggetti a un rischio di rottura di gran lunga più elevato rispetto alla media e sospettati di essere potenzialmente cancerogeni, racchiudevano gel al silicone industriale, peraltro non omologato dalle autorità competenti, in luogo di quello compatibile con l'utilizzo medico, dieci volte più costoso. E' questa però la prima volta in cui emerge il ricorso a veri e propri additivi chimici. Per questo, allo scopo di un' ulteriore conferma, tanto l'ambiente medico quanto i legali delle utenti rimaste vittime di problemi fisici chiedono che siano sottoposte ad analisi di laboratorio approfondite le protesi rimosse.

Nel marzo 2010, lo stesso anno in cui la Pip cessò l'attività e i suoi prodotti furono messi al bando, test furono condotti su esemplari sequestrati nello stabilimento della compagnia su disposizione dalla 'Afssaps', l'agenzia governativa francese per il controllo sulla sicurezza dei prodotti sanitari. Ora però se ne sollecita l'estensione anche alle protesi vendute all'estero, dal momento che s'ipotizzano variazioni, nella miscela degli ingredienti impiegati per la fabbricazione, a seconda del Paese destinatario del prodotto finito.

Quattrocentomila impianti in 65 paesi
 - Si calcola che fra le trecentomila e le quattrocentomila donne in 65 Stati diversi, dall'Europa all'America Latina, si siano fatte impiantare protesi della 'Pip'. Solo in Francia le autorità hanno invitato circa 30mila connazionali a farsele rimuovere, pur precisando che non dev'essere considerata un'operazione "urgente", e ribadendo che non esiste un rischio "conclamato" di contrarre il cancro. E' un fatto comunque che ammontano già ad almeno venti in Francia, più uno in Italia, i casi di tumore al seno in donne cui erano state impiantate le protesi all'indice.

Anche Londra avvia l'indagine nazionale - Sulla vicenda sta indagando tra le altre la Procura marsigliese, alla quale sono nel frattempo pervenute più di duemila denunce per lesioni personali contro il fondatore della disciolta società, il 72enne Jean-Claude Mas. Anche il governo di Londra, inoltre, attraverso il proprio ministero della salute, ha disposto un'indagine per verificare quante donne britanniche abbiano impiantato le protesi francesi.


Fonte: Repubblica.it


Comunicazione Ufficiale: le protesi PIP, di cui tanto si parla sui media in queste ore, non sono mai state utilizzate dal sottoscritto. Usiamo, altresì, solo protesi di altissima qualità, come Certificato dalle etichette rilasciate al momento dell'intervento. Restiamo a disposizione per ogni chiarimento sia per le nostre pazienti, che per pazienti non operate dal sottoscritto ma con dubbi o domande a riguardo.

Rinnoviamo l'augurio di un'ottima giornata.
Dottor Ivan La Rusca

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