venerdì 24 febbraio 2012

BOTOX: Quando può essere usato?

ROMA - A Torino il procuratore Raffaele Guariniello ha avviato un'indagine conoscitiva sulle "vittime del Botox" in Italia. L'iniziativa del magistrato nasce da un rapporto dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) secondo il quale negli ultimi tre anni sono almeno trenta i pazienti, uomini e donne, che hanno lamentato reazioni avverse dopo il trattamento con la tossina spiana-rughe. Tra Aifa e i chirurghi plastici si è così riaperto lo scontro.

Botox, i rifatti celebri 1

A riaccendere le polemiche è anche una nota che l'Aifa ha inviato di recente ai medici, nella quale si ribadisce che il botulino può essere usato per i trattamenti estetici, ma solo per le rughe glabellari, ossia quelle verticali che si formano tra le sopracciglia a una certa età. "Nella medicina estetica - si legge nella nota - , la tossina botulinica è approvata unicamente per il trattamento delle rughe glabellari, tuttavia è usata impropriamente anche per altre tipologie di rughe con il conseguente rischio di esporre i pazienti a trattamenti per i quali non è stata dimostrata la sicurezza".

L'Aifa ricorda le caratteristiche e gli effetti della tossina botulinica che "agisce direttamente sulle giunzioni neuro-muscolari e penetra all'interno del motoneurone, dove inibisce il rilascio dell'acetilcolina, impedendo la trasmissione dello stimolo nervoso e causando paralisi muscolare flaccida". L'Agenzia ricorda quali sono gli usi terapeutici - si va dalla spasticità focale alle disabilità della mano e del polso conseguenza di ictus fino all'emispasmo facciale - poi passa alla medicina estetica, "convalidando" l'utilizzo della proteina botulinica di tipo A per un unico caso: il "temporaneo miglioramento delle rughe verticali, di grado da moderato a grave, tra le sopracciglia al corrugamento, negli adulti di età superiore ai 65 anni, quando la gravità di tali rughe ha un importante impatto psicologico per il paziente".

Al di fuori di questa circostanza, secondo l'Aifa, l'uso del botulino per fini estetici, in particolare in siti di iniezione particolarmente delicati come le rughe intorno agli occhi, sulla fronte, intorno alle labbra e nel collo, è "off label", è cioè un uso diverso da quello per il quale la tossina è stata testata. In assenza di studi specifici può dunque "esporre i pazienti a seri rischi". Aldilà delle disarmonie estetiche come le "labbra a canotto" o gli zigomi bombati, l'Aifa afferma che "per esempio, la somministrazione della tossina botulinica in zone attorno alla bocca può compromettere l'uso dei muscoli della masticazione e creare disturbi del linguaggio".

Il problema è che la tossina si diffonde dai "muscoli bersaglio" a "gruppi muscolari non interessati" e quindi "potrebbe comportare gravi rischi per la salute del paziente" con reazioni avverse quali "ptosi palpebrale, cefalea, nausea, paralisi facciale focale, parestesie e formicolii, astenia, debolezza muscolare, disfagia, sindrome simil-influenzale, reazioni cutanee, reazioni allergiche, disturbi oculari". Per questo, l'Aifa raccomanda ai medici cautela nell'uso estetico della tossina botulinica e di attenersi rigorosamente "a quanto autorizzato nel Riassunto delle caratteristiche del prodotto" oltre a informare adeguatamente i pazienti dei possibili rischi conseguenti alla somministrazione della tossina.

Le reazioni della medicina estetica sono state immediate. "Il botulino è sicuro: è uno dei farmaci più studiati al mondo - dice Giulio Basoccu, chirurgo estetico responsabile della Divisione di chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva dell'Ini (Istituto neurotraumatologico italiano - . I danni sono frutto solo di medici inesperti e sostanze illegali fatte passare per Botox. E' vero - aggiunge Basoccu - in Italia l'uso del Botox a scopo estetico è 'autorizzato' solo per le rughe glabellari, e le indicazioni vanno rispettate; però è altrettanto vero che nel resto del mondo viene utilizzato in grandissime quantità, e quindi anche con un enorme valore statistico, nella zona degli occhi, della fronte, del collo".

Secondo Basoccu, in tutto il mondo sono state impiegate quasi 4 milioni di fiale antirughe in oltre 15 anni, eppure la casistica di fenomeni avversi e danni che può provocare l'uso del Botox è molto molto bassa. "Detto questo - conclude il chirurgo estetico - il procuratore Guariniello bene fa ad aprire un'indagine per verificare il corretto uso del Botox in Italia, ma è molto difficile indagare sulla capacità di un medico. Sono le mani inesperte a fare danni. E le sostanza illegali che sono vendute come Botox".

Sulla stessa linea Nicolò Scuderi, chirurgo plastico dell'università La Sapienza di Roma: "Dal 2004, anno in cui si è cominciato a usare il botulino in Italia, non c'è stato un caso legato alla tossina che non sia stato transitorio.
Ogni anno - dice Scuderi - si praticano 80mila trattamenti, vale a dire 240mila in tre anni: trenta 'reazioni avverse' non sono niente".


Chiariamo che il Botox è del tutto sicuro se usato nelle zone specifiche e se i prodotti non sono di dubbia provenienza ma, anzi, certificati, come quelli usati dal sottoscritto. 

Dottor Ivan La Rusca

martedì 7 febbraio 2012

TRAUMA AI TENDINI

I tendini decorrono dai muscoli dell'avambraccio alle dita, ed hanno la funzione di flettere (piegare) e di estendere (raddrizzare) le dita.
 I tendini si suddividono in Estensori e Flessori:
 tendini estensori sono 5 (uno per ogni dita) + 3 (Estensore proprio del mignolo, estensore proprio dell'indice e estensore breve del pollice). Inoltre in ogni dito (escluso il pollice) i tendini si inseriscono sulle articolazioni prossimali e distali.
tendini flessori sono 4 x 2 (8) + il flessore del pollice; per ogni dita, escluso il pollice, ci sono due tendini flessori: il flessore superficiale (che piega il dito dritto nel palmo della mano) e quello profondo (che piega l'ultima falange).
Una lesione dei tendini estensori può comportare l'impossibilità a sollevare una o più dita (a seconda del numero dei tendini coinvolti) oppure provocare delle deformità alle dita:La rottura del tendine che estende l'estremità delle dita può causare la caduta della falange distale e l'impossibilità alla sue estensione (trauma dell'articolazione interfalangea distale). La deformità residua è chiamata comunemente "dito a martello". Se non corretta l'estensione della porzione terminale del dito interessato non sarà più possibile.


TRATTAMENTO CONSERVATIVO. 


Il tendine guarisce se posizionato nella giusta posizione per 6-8 settimane. Per questo scopo può essere utilizzato uno splint (Stack splint) che bisogna indossare continuativamente per 6 settimane.


TRATTAMENTO CHIRURGICO.
A volte è necessario un intervento chirurgico con applicazione di un filo di Kirschner per la stabilizzazione dell'articolazione interessata. Inoltre può essere necessaria la ricostruzione chirurgica del tendine con fili di sutura. Il sistema di fissazione dell'articolazione viene tenuto in situ per sei settimaneUna lesione del tendine al livello della falange intermedia delle dita provoca una lesione parziale del tendine (rottura della bandelletta centrale). La lesione è difficile da diagnosticare. Se non riconosciuta velocemente e trattata, l'articolazione diventa rigida, in parte per il trauma, in parte per l'impossibilità all'estensione. Con il tempo, la falange intermedia si flette, mentre quella distale si estende, provocando una deformità detta a "bottoniera".Sfortunatamente queste lesioni sono difficili da trattare e necessitano di una riabilitazione prolungata. Un intervento chirurgico è quasi sempre necessario, ed una fissazione intra-articolare mediante un filo di Kirschner può essere richiesta. Quest'ultimo deve restare in situ per almeno tre settimane. Dopo l'intervento chirurgico le mani devono essere elevate per la prima settimana ed evitare di tenere la mano pendente. In seguito è fondamentale proteggere la mano mediante un tutore statico conformato ed effettuare fisioterapia. Un Terapista Occupazionale provvederà a confezionare uno "splint" protettivo su misura che previene eventuali movimenti accidentali. Questo dovrà essere usato di continuo (giorno e notte) per 4-5 settimane e successivamente di notte per altre 2 settimane. Un Fisioterapista si occuperà degli esercizi funzionali da eseguire. Questi sono finalizzati ad evitare che i tendini facciano aderenze con i tessuti circostanti affinché il movimento delle dita non risulti compromesso. La guarigione dei tendini è molto lenta e devono trascorrere circa 12 settimane prima che si ristabilisca una resistenza stabile. Bisogna prestare attenzione quando: si esce dal bagno, ci si veste, si apre la porta, si spreme il dentifricio, si raccoglie un oggetto.I punti vengono rimossi circa tre settimane dopo l'intervento. In seguito la cicatrice e la cute circostante diventano molto secche e massaggiare l'area con una crema idratante può essere di aiuto (es.: crema Nivea). Il ritorno al lavoro può avvenire con i seguenti ritmi: leggero 8 settimane, medio 10 settimane, pesante 12 settimane. Guidare: macchina 8 settimane, bicicletta 9 settimane, motociclo 10 settimane. Sport: 10-12 settimane.

venerdì 3 febbraio 2012

Seno: protesi difettose, chirurghi plastici denunciano la Pip

«Nello scandalo delle protesi Pip non solo le pazienti, ma anche noi chirurghi siamo parte lesa». È quanto affermano i medici dell'Aicpe, l'Associazione che riunisce i chirurghi plastici estetici, che hanno deciso di denunciare la società francese Poly Implant Prothesis, produttrice delle orami famigerate protesi, e dell'ente certificatore tedesco T.U.V. Rheinfeld, responsabile dei controlli. «Abbiamo depositato al tribunale di Roma una querela contro il fabbricante delle protesi Pip e contro chi avrebbe dovuto controllarle, in quanto i chirurghi che hanno utilizzato gli impianti incriminati sono stati oggetto di truffa, alla stregua di tutte le pazienti - afferma Mario Pelle Ceravolo, vicepresidente di Aicpe, la prima associazione in Italia che riunisce chirurghi plastici che si dedicano principalmente all'aspetto estetico -. Siamo stati ingannati da un prodotto regolarmente accreditato con marchio CE e che, all'esame visivo, possedeva caratteristiche fisiche del tutto appropriate e ottimali per i tipi di intervento di mastoplastica che dovevamo effettuare - afferma il vicepresidente di Aicpe -. Abbiamo operato nel rispetto delle norme che regolano la professione medica, osservando le leggi vigenti in tutti gli stati europei». Anche l'elemento "prezzo" non ha permesso alcuna valutazione: «Le protesi Pip avevano un costo paragonabile a quello di altre protesi prodotte da ditte diverse, non sono state scelte sulla base di un costo inferiore ma per le loro caratteristiche intrinseche», aggiunge. L'utilizzo ultradecennale delle protesi Pip, inoltre, costituiva un ulteriore elemento tranquillizzante circa l'affidabilità del prodotto, dal momento che la letteratura scientifica non forniva elementi di segno negativo diversi da quelli delle altre protesi in commercio.
Al medico che ha collocato protesi Pip «non può quindi essere riconosciuta nessuna colpa in quanto ha utilizzato un prodotto con marchio CE, riconosciuto sia dalla comunità scientifica, sia dagli organismi incaricati del controllo sulla qualità». 


Dottor Ivan La Rusca

Protesi Pip al seno, indaga la procura. L'inchiesta sugli impianti non omologati.

Protesi al seno targate Pip, indaga la procura. A un mese dall'inchiesta avviata dai magistrati torinesi in seguito allo scandalo scoppiato in Francia che ha travolto la ditta oltralpe Poly Implants Prothese, adesso anche i pm di piazzale Clodio hanno aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato di frode in commercio. 
Nessuna iscrizione nel registro degli indagati, per ora sul tavolo del procuratore aggiunto Roberto Cucchiari e del pubblico ministero Mario Dovinola c'è solo la denuncia presentata dalla Nicogen Srl, un'azienda romana che produce forniture per cliniche ed ospedali.
Nell'esposto arrivato in procura circa una settimana fa, viene indicata una società con sede a Firenze, concessionaria della ditta francese produttrice delle protesi mammarie sotto accusa. Riempite da silicone commerciale e per questo ritirate dal mercato, perché composte da materiale non conforme agli standard internazionali. Secondo le autorità sanitarie, infatti, chi ha le protesi della Pip ha rischi più elevati di fughe di silicone e di rottura dell'involucro. Un "danno d'immagine"  -  si legge nelle quattro pagine della denuncia  -  che ha spinto la Nicogen a passare alle vie legali.
L'inchiesta corre parallela con quella piemontese, dove il pubblico ministero Raffaele Guariniello ha già iscritto nel registro degli indagati JeanClaude Mas, il titolare della ditta francese fermato qualche giorno fa a Var. Il Ministero della Salute, intanto, ha disposto un censimento in tutte le strutture sanitarie, pubbliche e private, per individuare le persone portatrici delle protesi.


Dottor Ivan La Rusca

giovedì 2 febbraio 2012

Mastoplastica riduttiva

La riduzione mammaria consente di migliorare l'aspetto del seno eccessivamente voluminoso e/o cadente, mediante la riduzione del volume delle mammelle ed il loro rimodellamento.
L'intervento riduce o elimina i problemi correlati alla presenza di mammelle voluminose e pesanti: tensione mammaria, dolore alle spalle, al collo ed alla porzione alta della colonna vertebrale.
Viene infine valutata la mammografia e/o ecografia mammaria, che è consigliabile eseguire prima dell' intervento, soprattutto nelle pazienti over 40 anni.
Sono necessarie alcune precauzioni, al fine di ridurre il rischio di complicanze. In particolare è molto importante: Evitare  di assumere farmaci contenenti acido acetilsalicilico (es. Alka Seltzer, Ascriptin, Aspirina, Bufferin, Cemerit, Vivin C, ecc.). Eliminare o ridurre il fumo almeno una settimana prima e dopo l'intervento (il fumo compromette la vascolarizzazione periferica, ed aumenta il rischio di sofferenza cutanea, in particolare negli interventi dove sono previsti estesi scollamenti). Procurarsi un reggiseno in tessuto elastico, di misura adeguata al nuovo volume del seno.

PRIMA DELL'INETRVENTO

Alla vigilia dell'intervento è consigliabile praticare un accurato bagno di pulizia completo; rimuovere lo smalto dalle unghie delle mani e dei piedi, depilare le ascelle. Non assumere cibi né bevande, a partire dalla mezzanotte.
Il giorno dell'intervento di mastoplastica riduttiva si raccomanda di mantenere rigorosamente il digiuno, eliminare qualsiasi oggetto metallico, non truccarsi, indossare un indumento da notte completamente apribile sul davanti con maniche molto comode, di fibra naturale (cotone, seta) e abbigliamento intimo di tipo sportivo.

INTERVENTO

L' intervento viene eseguito in anestesia generale.
L'intervento consiste essenzialmente nella asportazione parziale della ghiandola mammaria e del grasso circostante, in modo da rimodellare la mammella riducendone le dimensioni e, se necessario, sollevarla in una posizione più naturale e giovanile. Per raggiungere questo scopo sono disponibili diverse tecniche, ognuna delle quali presenta vantaggi e svantaggi specifici.
Dal punto di vista della paziente, la principale distinzione è tra tecniche con incisioni (e cicatrici) tradizionali e tecniche con incisioni ridotte. La scelta tra le due possibilità, tuttavia, è fortemente influenzata sia dalle dimensioni delle mammelle che dal desiderio di ottenere una specifica forma.
Le incisioni della mastoplastica riduttiva tradizionali sono tre: la prima circonda l'areola, la seconda cade esattamente nel solco al di sotto della mammella, la terza congiunge verticalmente le prime due. Sempre più spesso si tende a far uso delle tecniche con cicatrici ridotte, il cui scopo è principalmente l'eliminazione della cicatrice nel solco sottomammario: va tuttavia notato come, con queste tecniche, l' aspetto del seno subito dopo l' intervento sia sempre piuttosto schiacciato verso l' alto e sia necessario aspettare diversi mesi per poter apprezzare il risultato ottenuto. Infine, poichè la parte di mammella che viene asportata è diversa nei due approcci, è necessario considerare che le incisioni tradizionali creano minori danni alla possibilità di allattare al seno (questa possibilità, tuttavia, non è garantita da nessuna tecnica di riduzione mammaria).

TRATTAMENTO POST-OPERATORIO

Al termine dell' intervento vengono posizionati dei tubicini di drenaggio (morbidi e di calibro ridotto) che, aspirando le eventuali raccolte di sangue all' interno della mammella, hanno lo scopo di prevenire la formazione di ematomi ed infezioni. I drenaggi vengono in genere mantenuti 24-48 ore, o comunque sino q quando drenano.
Subito dopo l'intervento viene applicato un reggiseno del tipo utilizzato per attività sportive, che dovrà essere indossato notte e giorno per 6 settimane. Sebbene il dolore non sia quasi mai intenso, una terapia antidolorifica verrà prevista e dosata per garantire un decorso confortevole.
E' sempre presente dopo l'intervento di mastoplastica riduttiva un certo grado di gonfiore che si riduce gradualmente fino a scomparire completamente dopo 7-10 giorni. Un modico grado di edema potrebbe persistere per qualche settimana o qualche mese.
Le suture esterne, ove presenti, vengono progressivamente rimosse a partire dalla decima-quindicesima giornata di decorso postoperatorio. E' possibile praticare una doccia solo dopo 10 giorni;

POSSIBILI COMPLICANZE

Le complicanze sono in genere rare e rispondono con prontezza al trattamento appropriato senza compromettere il risultato finale dell'operazione. Va comunque considerata la possibilità di: Emorragia: Un improvviso aumento della pressione sanguigna nel periodo immediatamente successivo all' intervento può determinare la ripresa del sanguinamento di piccoli vasi sanguigni precedentemente chiusi. Il sanguinamento è in genere modesto e si arresta spontaneamente o con una modesta compressione esterna.
L'utilizzo dei drenaggi riduce drasticamente questa complicanza. Infezione: nell' 1-2% dei casi si verificano infezioni locali delle ferite, che richiedono terapia antibiotica mirata e medicazioni più frequenti. Perdita di sensibilità al capezzolo: è generalmente temporanea e parziale anche se in rare occasioni può perdurare nel tempo. Asimmetrie: sono essenzialmente correlate ad anomalie del processo di guarigione e/o cicatrizzazione, e consistono in lievi differenze nella forma e dimensioni delle due mammelle o nella posizione delle areole. In genere non sono tali da eccedere la normale variazione in forma e dimensione che è presente in tutte le donne già prima dell' intervento e quindi non richiedono interventi di correzione.
Nei casi più evidenti, tuttavia, è generalmente possibile migliorare il risultato con un intervento in anestesia locale, una volta che sia trascorso almeno un anno dalla riduzione mammaria Problemi con l' allattamento al seno: Sebbene la possibilità di allattare non sia compromessa in assoluto, essa può risultare minore, o addirittura assente. Comunque una montata lattea ridotta o assente, in seguito ad una gravidanza, può dipendere anche da fattori idiopatici indipendenti dall'intervento chirurgico, e non prevedibili a priori. Necrosi tissutale. Una necrosi tissutale con successiva diastasi delle cicatrici, e' estremamente rara, ma riportata nella letteratura medica. Qualora dovesse accadere, può essere eseguito in un tempo successivo un intervento ricostruttivo con risultati soddisfacenti. Occasionalmente può essere necessario una revisione di qualche cicatrice al fine di ottenere un risultato estetico ottimale. La revisione e' un intervento minore e può essere eseguito in anestesia locale, ambulatorialmente.
Le cicatrici residue, che sono permanenti, divengono sempre meno evidenti con il passare del tempo. Il loro colore rossastro iniziale si schiarisce progressivamente, fino a camuffarsi con la pelle vicina nell' arco di 6-12 mesi. La qualità finale delle cicatrici, tuttavia, dipende dalle caratteristiche della pelle di ciascuna paziente, nonchè dall' età.
I costi dell'intervento comprendono il compenso del chirurgo, degli assistenti e dell'anestesista, le spese per sala operatoria e degenza e dipendono, ovviamente, dalla durata e dal tipo di intervento scelto.

Dottor Ivan La Rusca